Un complesso giro di società, una delle quali maltese, e di prestanome per sfuggire al fisco e agli effetti delle sentenze di fallimento: alla fine una persona ai domiciliari e per altre due è scattato il divieto di esercitare attività di impresa. Si è chiusa così l’indagine della guardia di finanza coordinata dalla procura di Livorno che ha ipotizzato la bancarotta fraudolenta. Due società che gestivano il commercio di articoli sportivi erano già state dichiarate fallite: in un caso l’attività continuava, dopo vari cambi di soci ed amministratori, attraverso un 60enne di Viareggio ed una donna romena pagati con circa 1.000 euro per la loro prestazione. Nell’altro caso si era ricorsi all’intestazione della ditta ad una società di Malta, rappresentata in Italia da un procuratore del Kazakistan che era stato dipendente della società decotta. Le contestazioni riguardano la distrazione di beni per circa un milione e la violazione delle norme antiriciclaggio da parte di un professionista per 1,7 mln.

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